Massimo Wertmuller, una fetta di storia del cinema italiano

Non lo posso nascondere, oggi l’emozione è forte perché incontro uno degli artisti che amo di più in assoluto. Massimo Wertmuller, un nome che non ha bisogno di presentazioni. Un artista straordinario che ho avuto l’onore e il piacere di avere anche ospite in una delle puntate del nostro programma in streaming “Interviste in isolamento” ideato col mio maestro e collega Emiliano De Martino durante il Lockdown dell’emergenza covid. Un personaggio carismatico, brillante, irresistibile nella sua genuinità e un attore meraviglioso e amatissimo dal pubblico.

Massimo, buongiorno, è una gioia e un onore fare di nuovo quattro chiacchiere insieme. Hai alle spalle una carriera d’eccellenza che farebbe impallidire chiunque, ma qual è stato il tuo primo amore artistico? Cinema, TV o teatro?

“Sono cresciuto vicino a Lina, quindi i primi profumi, i primi sapori che ho avvertito di questo lavoro sono stati quelli del set cinematografico. Lo sentivo addirittura come una casa. E se ne vedevo uno per strada mi fermavo per andare a visitarlo o per salutare.”

Ti sei formato nel Laboratorio di Arti Sceniche del Maestro Gigi Proietti insieme ad altri eccellenti colleghi. Che banco di scuola è stato?

“Il Laboratorio diretto da Gigi Proietti è stato fondamentale. Prima di tutto perché, per uno che vuole fare l’attore, non c’è miglior maestro di un grande attore e poi perché, come in tutte le scuole, se c’è un qualche talento lì lo indirizzi, lo perfezioni. Inoltre al Laboratorio ho capito come mi piaceva stare in scena, e come potevo farlo al meglio. E infine ho imparato lì a “leggere” un personaggio, una battuta, un testo. E poi da lì è partita la mia esperienza con Antonello Falqui e i miei amici de”La Zavorra”.

Me lo racconti un aneddoto di quel periodo di studi legato al tuo Maestro e ai tuoi compagni?

“Dovevo entrare come nunzio per portare un messaggio al re. Cobelli, che conduceva quel seminario di studi, aveva dato come indicazione il fatto che quel nunzio forse aveva corso per tutta la crosta terrestre per poter dare quel messaggio. Cobelli, in fondo a un corridoio che si doveva percorrere tutto correndo, rappresentava il re di fronte al quale ci si doveva prostrare e dire “la battuta”. Io dovevo prepararmi a questa infinita corsa dietro una sedia che faceva da quinta, ossigenandomi e correndo sul posto. Cobelli, cioè il re, a un certo punto lo chiamano al telefono e si assenta. L’assenza è durata tanto, troppo, per cui io, che non conoscevo l’iperossigenazione e non sapevo cosa causava, cominciavo ad avere una specie di emiparesi. Per cui quando Cobelli tornò e riprese posto e disse “Vai Massimo” io fui in grado solo di fare un passo di lato dalla sedia, avevo di fronte tutto il corridoio con in fondo Cobelli, ma non riuscii a muovermi e a dire nulla. Non volevo vanificare tutta quella mia preparazione per cui cominciai a parlare per dire qualcosa, ma mi uscì un fonema indistinto. E stramazzai al suolo. Ricordo solo che qualcuno gridò che ci voleva un’ambulanza…”

Fra i nomi dei registi che ti hanno diretto nel tempo spiccano Sergio Corbucci, Ettore Scola, Luigi Magni, Luca Manfredi, Cristina Comencini e la splendida Lina Wertmuller (tua zia) con cui hai vissuto i primi set cinematografici.
E questi solo per citarne alcuni. Chi di loro, senza far torto a nessuno, ti ha segnato profondamente dando una svolta nuova o una impronta comunque più forte alla tua carriera?

“Gigi Magni. Lui non è stato solo il regista che forse mi ha regalato il personaggio più bello della mia carriera, ma è stato pure una specie di secondo padre. Con lui mi si sono accese una serie di passioni che poi mi sono ritrovato nella vita. Soprattutto civiche. Grazie a lui, ho preso la laurea a 40 anni mantenendo la promessa che avevo fatto a mio padre. Una laurea in Storia”.

Una biografia artistica che mette i brividi e che è un puro godimento solo a leggerla, ma qual è stata l’esperienza lavorativa che porti nel cuore? Quella che, per intenderci, rifaresti mille volte?

“Rifarei 1000 volte, 3000 volte, il Paradise di Antonello Falqui, quel varietà in cui vissi un successo mai più vissuto assieme ai miei amici del gruppo “La Zavorra”.

Parliamo dei tuo compagni di scena, in teatro e sul set. Negli anni sono stati innumerevoli, dal grande Alberto Sordi a Giancarlo Giannini, da Mariangela Melato a Ugo Tognazzi… ne nomino solo alcuni perché la lista sarebbe lunghissima, anche se molto emozionante solo ad elencarla. Misurarsi sul campo insieme ai colleghi è un confronto che arricchisce sempre tantissimo. Hai un collega in particolare con cui umanamente e artisticamente hai avuto uno scambio reciproco importante o che comunque porti nel cuore più di tutti?

“Tanti sono i colleghi a cui ho voluto e voglio bene. Io ho 395 difetti, più degli altri, ma sicuramente per me l’aspetto affettivo entra in tutte le cose della vita. Anche e soprattutto quello professionale. Preferirò sempre lavorare con uno che mi è simpatico, di cui mi fido e, se possibile, a cui voglio bene, che assieme al genio della piazza, ma un po’ stronzo… pardòn”.

Massimo e sua moglie, la splendida attrice Anna Ferruzzo

Mi racconti l’emozione dei tuoi debutti? Il primo sipario e il primo set…

“Cominciai fondando a 18 anni con degli amici un gruppo che si chiamava “La Pochade”. Facevamo, dopo la scuola, spettacoli allo storico Abaco di Mario Ricci, una cantina tra le cantine del teatro off romano, spettacoli che papà, quando doveva venire con mamma a vederli, definiva “un attentato allo scroto”. Rubavamo tende e luci in casa per mettere in scena. Ma è un periodo pieno di ricordi dolci e in cui ho capito che amavo questa attività fino al punto di volerne fare un mestiere. Fondamentale.”

Sei superstizioso?

“Nì”.

Cosa non manca mai nel tuo camerino e nella valigia quando parti per le tournée o per il set?

“In tournee non manca il cellulare e il libro che sto leggendo in quel momento. Spesso un saggio, più che un romanzo”.

Giochiamo un po’ con la fantasia, ti faccio una domanda che dà molto spazio all’immaginazione. Con quale grande artista attuale o del passato vorresti collaborare? E anzi, cosa gli o le proporresti di fare insieme?

“Ho lavorato con Scola, Magni , Monicelli, Risi, Citti, Lina, quindi mi sono bello che saziato. Però oggi sono tanti con cui vorrei mettermi alla prova, troppi per dirne qualcuno. Marco Tullio Giordana ormai è un maestro. Come pure Sorrentino o Tornatore. Certo Francesco Munzi è un giovane interessante e lo è anche Alessandro Aronadio, con cui, però, si tratterebbe di ri-lavorare. In generale mi piacerebbe riproporre la “commedia di costume” che non c’è più. Quella con cui i grandi registi facevano ridere affrontando però i grandi mali della società. Oppure mi piacerebbe comunque un cinema di impegno civile”.

Anche la fiction ha giocato un ruolo importante nella tua carriera. Hai interpretato personaggi di peso in varie serie TV che ti hanno fatto amare ancora di più dal pubblico. Qual è il personaggio che ti ha arricchito maggiormente e per il quale la gente comune ti ricorda con più affetto?

“Il Commissario Pettenella de” La Squadra”.

Ti seguo sui social da tempo ormai e conosco il tuo impegno in ambito sociale con Medici senza Frontiere, ma soprattutto perché dai voce con energia a molte cause animaliste. Questo grande amore per gli animali ti viene fin da bambino?

“Sono cresciuto in mezzo agli animali. Abbiamo avuto in casa anche un coniglio. Poi per lungo tempo non ne ho parlato più, causa il troppo dolore per la loro perdita. Fino ai miei due angeli pelosi che ho accanto adesso. Da loro ho imparato tanto. Nobiltà, lealtà, purezza, amore incondizionato. E attenzione, empatia, rispetto per tutto il creato, la vita che mi ha sempre circondato ma che non vedevo con gli stessi occhi. Un amore che evidentemente covava vivo sotto la brace e che non vedeva l’ora di riemergere”.

So che a fine mese si svolgerà una manifestazione volta a richiedere l’inasprimento delle pene per chi compie maltrattamenti sugli animali. Parteciperai anche tu a questo evento che sta già sensibilizzando in modo energico l’opinione pubblica e le coscienze?

“Spero di poter partecipare alla manifestazione, come spero di partecipare sempre ad ogni battaglia/campagna per i diritti dei nostri fratelli a quattro gambe. Margherita Hack diceva che non vedeva differenze tra certe violenze inferte sugli animali e quelle inferte su esseri umani. E chi è capace di quelle violenze sugli animali è certamente capace di violenze simili su esseri umani. Del resto, intanto, a chi mangia ancora animali, e se ne frega, creature ammazzate in modo barbaro per finire nel suo menù, dico che ormai è risaputo che il mercato della carne sia diventato il maggior agente inquinante del pianeta. Distrugge gli ecosistemi. Ci vogliono 15.000 litri d’acqua per fare un chilo di bistecca. E sappiamo che questo virus è nato da un wet market, e che l’inquinamento è il maggior complice di questo virus. Quindi se non sarà con l’empatia e con l’etica che si vorrà fare i conti, lo si dovrà fare per sopravvivenza”.

Massimo, negli anni hai raccolto premi, riconoscimento, consensi e applausi in ogni dove, ma l’applauso più importante finora dove e quando lo hai ricevuto?

“L’applauso più importante è stato uno dei miei primi, quello per l’unica riedizione, da quella storica della Compagnia dei Giovani, del “D’amore si muore” di G.P.Griffi con la regia di Aldo Terlizzi. Poche ore prima della prima, come fatto che tra gli altri rende indimenticabile quella esperienza, persi mio padre. Fu un grande successo, di pubblico e personale. Ma vorrei citare altri miei applausi importanti. Tra questi quello de “La casa al mare” di Vincenzo Cerami. Uno spettacolo rappresentato al teatro Vittoria con la regia di quel grande amico e genio di Attilio Corsini e le musiche di Piovani. Attilio conservava nel suo ufficio la piantina di Natale del teatro con la platea di 600 posti con le sedie aggiunte… lì al Vittoria poi, sempre con Attilio, feci anche “Mi pento con tutto il cuore” di Vaime, altro grande successo. E per il prosieguo non posso dimenticare “Il Pellegrino” di P.P.Palladino, “La Gente” sempre di Cerami, con mia moglie Anna Ferruzzo, ”Come Cristo Comanda”con La Ginestra, “Amici per la pelle” di Stefano Reali, con il mio amico Rodolfo Laganà e chissà quanti ne dimentico, mi scuso, ma è per il fatto che per fortuna ho fatto tante cose che ho anche amato”.

Se la tua vita fosse un’opera teatrale quale sarebbe?

“Don Chisciotte”.

E se fosse un film?

“Forse” Cane di paglia”. Solo perché è la storia di un essere piccolo e insignificante che diventa suo malgrado un eroe. (vedi appunto pure Eufemio de “In nome del Popolo Sovrano”).

Massimo Wertmuller e Alberto Sordi sule set de “In nome del Popolo Sovrano”

Ecco, il marchesino Eufemio è uno dei ruoli in cui personalmente ti ho amato di più, quel film mi emoziona sempre tantissimo. La battuta “Io vado a ammazzà Cristina!” è un must fra le battute che citiamo sempre in famiglia. E se fossi il personaggio di uno spettacolo o di un film, a chi somiglieresti?

“Eh… forse mi piacerebbe assomigliare a questi personaggi appena nominati. Uno l’ho pure interpretato. Gente normale che è costretta a tirare fuori lati caratteriali sconosciuti anche a loro. Personaggi dal forte riscatto, dalle forti contraddizioni, dalle forti sorprese…”.

Hai un desiderio artistico e uno personale che non hai ancora realizzato?

“Lo dico da sempre , mi piacerebbe rappresentare una tranche de vie di Ulisse. Il più bel personaggio, secondo me, mai pensato. Il problema è che, seppure aveva sui 55 anni, capelli e barba rossa, ormai , per me,forse comincia a essere un po’ troppo tardi anche per fingere…”

Un piccolo consiglio che ti senti di dare a chi inizia a studiare le arti sceniche. Sembra una domanda banale, ma chi studia per diventare un artista ha sempre bisogno dell’incoraggiamento o delle indicazioni di un’eccellenza come te.

“Mah… anche se il destino ci mette sempre il suo zampino, quando e come vuole, quindi nessuno può dire se si è prescelti oppure no, nessuno può prevedere la vita e la carriera di nessuno, io mi sento di dire, per esempio ad un figlio che non ho mai avuto, cerca di capire quanto questo lavoro è per te come l’aria che respiri, la più grande passione che tu possa mai avere incontrato. Altrimenti sappi che è pieno di ingiustizie, di difficoltà, di rospi da ingoiare. Questo è l’unico mestiere in cui il curriculum conta poco. Sei sempre costretto a riproporti, anche a 60 anni, a ricordare di te. E, se è vero che in Italia, in genere, il talento conta poco rispetto al sapersi vendere, alla furbizia, alle conoscenze giuste, in questo, il lavoro nostro esagera un po’. Ma è sempre uno dei più bei lavori che esistano e ripeto nessuno può dire come sarà il proprio rapporto con esso. Quindi nessuno ha il diritto , e la forza, di tarpare le ali di una passione, nessuno ha il diritto di fermarla.”

Come riprenderà la tua attività una volta che riapriranno anche i teatri al pubblico? Raccontaci che progetti ci sono nel tuo futuro.

“Ho in programma una “Iliade” tratta dal libro di Alessandro Baricco, che potremmo portare in scena, io,  Anna Ferruzzo e il maestro Pino Cangialosi con le sue musiche dal vivo, ai teatri all’aperto della Sabina in agosto, se andrà tutto bene… Se andrà tutto bene, sperando quindi di poter tornare presto ad una normalità, nel frattempo credo si assisterà ad un teatro fatto di pochi spettatori, di pochi attori in scena, preferibilmente monologhi, magari comici. Sarà così, credo, ed è una bestemmia pensare Shakespeare in mascherina. Insomma, bisognerà adattarsi all’idea di un teatro ridotto, anche sapendo a quanto fosse già ridotto e provinciale da tempo, qui in Italia. Già era difficile infatti proporre drammaturgia contemporanea, già era difficile andare in scena, già era difficile esistere prima, figuriamoci adesso. Ma magari è una occasione per ripensare, assieme al nostro rapporto con la vita, con l’Ambiente e gli Animali, con noi stessi e con il capitalismo, anche il teatro… va a sapè… Grazie ancora della tua stima e attenzione”.

Grazie a te, soprattutto per la generosità delle tue risposte e per la disponibilità genuina e autentica.

Roma, 4 giugno 2020
Valentina Proietto Scipioni
Palcoscenici del Mondo
EDM Produzione e Distribuzione

Pubblicato da Palcoscenici del mondo

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